sabato 23 giugno 2012

Il vascello del Maccaferri - (carte estratte: 10 0 6)



Oltre la piazza, poco dopo le prime due case, c'era un enorme vascello poggiato sui sampietrini, e tutta intorno l'Emilia.
Ve lo dico signori, che pareva proprio strano vederlo in quella posizione, senza un dove che si potesse navigare, né un perché a cui poter attraccare, lì tra le case piantato tra un'àncora e un ancòra… veleggiava immobile quella nave.
Tale fu la mia curiosità nel vedere quell'intrico pesante di legni, corde e vele che cominciai a chieder a chi passava, che ci facesse lì quella.
- Mio buon cantastorie, una cosa così non dovete averla vista mai in tanti anni di carriera: una barca senza il mare.
Mi disse una pienotta rezdora, che tra una risatina e l'altra con l'amica lì vicino aggiunse:
- Il vascello del Maccaferri qui c'è sempre stato, l'ha costruito l'Emilia un pezzo dopo l'altro.
Oibò si stava già svelando il mistero, non mi restava altro da fare che trovare questa signora Emilia, così aggiunsi:
- Ma l'Emilia quella che dà da bere all'osteria, che è sì bella e generosa? O se non ricordo male c'è l'Emilia quella con la treccia… quella che va alla messa senza dirlo al marito… o le sorelle! buone quelle! sempre a fare scherzi: l'Emilia e l'Emiliana la più piccina…
E senza rispondermi quelle due se ne andarono, ridendo e parlottando tra loro, come fanno le donne che si reggono l'una al braccio dell'altra.
Poi si fermarono e una si volse verso di me, dicendomi da lontano:
- L'Emilia messere… - fece un cenno con la mano puntando dietro le mie spalle. - Quella che abita sulla collina: andateci a farle visita, le piace chiacchierare…
E se ne andarono ridendo ancora.

Il vascello del Maccaferri, pensai tra me e me, ma sto Maccaferri sarà il marito dell'Emilia?
Io però questa matassa la volevo sbrogliare amici miei, che vedo già che siete più svegli di me intuendo dove quelle mi avevano indirizzato; ma così come il goloso non può esimersi dall'aver le dita unte, io questa curiosità me la volevo cavare ad ogni costo, e dopo un'ora buona di cammino nell'afa dell'estate giunsi in cima alla collina.
Ridete, ridete pure di questo stolto cantastorie, che io lo feci meno quando realizzai che lassù non c'era l'ombra né di una casa, né di un Emilia, né tanto meno una di quelle sotto cui poter trovar riparo.

Bello scherzo! mi avevano tirato quelle due disgraziate, che non mi stupirei se si fossero chiamate entrambe Emilia.
Da lassù però lo devo dire, il vascello del Maccaferri era maestoso da toglierti il fiato. L'albero maestro svettava oltre i tetti delle case, e tra le finestre di una di quelle intravedevo la polena; e anche se in estate in questi luoghi non si muove foglia, attraverso l'aere che il calore distorce, pareva che le vele si muovessero gonfie.
Il grano nei pressi del paese dondolava piano come le onde, ma nonostante tutto il vascello restava immobile.

Alla fine far tanti passi forse aveva dato i suoi frutti, che se anche non avevo trovato la casa dell'Emilia, un pezzo smangiucchiato di una storia a casa me lo potevo pur portare.

- Dio bono! guarda oggi come naviga lontano il vascello del Maccaferri!
Ci rimasi quasi secco per lo spavento, perché quella non era mica la mia voce né il mio intelletto, e voltandomi di appena una mezza capriola vidi al mio fianco un vecchio pastore, arrivato da non so bene dove e con tanto di mucche al seguito.
- Ieri era solo agli ormeggi, valli a capire tu sti marinai… un giorno a gozzovigliare e il giorno dopo pare che abbiano il diavolo alle calcagna.
Continuando a tener lo sguardo fisso sul vascello lo salutò con la mano, mentre io mi riprendevo dal batticuore. Recuperai il fiato in tempo per chiedergli:
- Chi ha costruito un vascello senza intorno il mare?
- L'ha costruito l'Emilia, un pezzo dopo l'altro.
E con la strana sensazione di recitare un preciso copione chiesi per la seconda volta:
- Ma l'Emilia quella che dà da bere all'osteria, che è sì bella e generosa? O se non ricordo male c'è l'Emilia quella con la treccia… quella che va alla messa senza dirlo al marito… o le sorelle! buone quelle! sempre a fare scherzi: l'Emilia e l'Emiliana la più piccina… di sicuro non quella che vive su questa collina.
Il pastore rise - Tutte quante! ah! ah! ah! l'Elvira li spedisce tutti qui i forestieri. Ecco! allora ti presento l'Emilia...
E fece un giro per abbracciare l'orizzonte, poi aggiunse:
- E' lei che ha costruito il vascello.
- E il Maccaferri? - chiesi io.
- Il Maccaferri c'ha messo solo i chiodi.

Avete mai avuto a che fare con un emiliano?
E' solido, lavoratore e dà tutto per scontato, ma per fortuna è generoso e così cominciò a raccontarmi di come fu messo insieme il vascello.

- La vedi quella punta figliolo? L'albero maestro… una volta da queste parti passò il circo e un fulmine incendiò il tendone. E quella volta che al Codeluppi gli si schiantarono tutte le botti d'aceto? Quante risate. Era così infuriato che le buttò tutte fuori, senza vedere dove andavano a finire.
Il Nanni ci accatastava le sue stoffe di scarto in quella piazza, e le sorelle Donati? A forza di tirar la sfoglia spaccarono più mattarelli di quelli che non tiravano dietro ai loro mariti.
L'Emilia non è di nessuno, senza simbolo e senza bandiera, ma un po' di tutti i popoli che su di essa ci son passati: tante culture sono come tante cose, una sopra all'altra messe così… a casaccio.
E più quegli strati si appoggiavano uno sull'altro e più prendevano la forma di una nave fuor dal mare.
Nessuno scambiò posto ad un solo pezzo. Per anni ed anni si ammassarono, finché un giorno il Maccaferri, che faceva il falegname ed era abituato ad aggiustar le cose, decise di unire tutte quelle idee mettendoci solo i chiodi, e per quanto paresse strano che una cosa così potesse navigare, il primo giorno che si alzò il vento… prese il largo, e tutti noi con lei.

Poi il pastore, mi diede una pesante pacca sulla spalla, che fu più chiara di mille parole.
Mi voltai e tornai a guardare il vascello del Maccaferri, che adesso non mi pareva più immobile.

mercoledì 20 giugno 2012

Ogni fiume dorme nel proprio letto - (carte estratte: 10 20 16 - tiraggio di Erika F.)



Quanto è allegro il fiume mentre scivola via nel suo letto, che ad ogni balzo si ripiega su se stesso come fosse un soffice impasto, ad ogni curva prende brio più vivo del solito, e quando si appresta alla caduta si fa tanto e piccino che lo potresti tenere in una mano: te ne basta una goccia del fiume.Ci avete mai fatto caso che l'acqua chiacchiera mentre si fa strada verso il mare? Mentre si infila tra le pietre floffeggia vocaboli se ci fate attenzione; ve lo potrebbe assicurare Edda, che anche se ha solo cinque anni, con quelle orecchiette lo ha sentito bene.
Edda si auto definiva una guerriera, perché una volta aveva preso una mosca al volo. Devo dir la verità, secondo me era successo così tutto per caso, ma vederla agitare la mano con tanta foga proprio quando ti raccontava l'impegno messo per acchiapparla a mezz'aria, dava una certa autorità alla sua versione.
Ma questa non è la storia di Edda, anche se la narro con una certa convinzione, ricordandomi che dovrei far ora ritorno a cose più importanti di una mosca: vi devo raccontare di questo fiume.
Dicevamo.
Il fiume, che benché fosse sempre in movimento stava tutto il giorno a letto, una bella sera nei pressi del decimo villaggio prima di arrivare alla foce, cadde addormentato. Così senza tanti se, né ma, né però... e si fermò.
Il primo che se ne accorse fu il mugnaio, perché la macina sembrò fare troppi capricci; ma anche le donne chine a lavare i panni ebbero i loro grattacapi, visto che la fase del risciacquo gli venne inibita; per non parlare poi di quel vecchio col setaccio, che invece di andare a cacciare la pesante vanga nella terra in cerca di tesori, si era dato ormai da tempo al pettinare il fiume.
Ne vennero altri richiamati da quello strano fenomeno del fiume addormentato, che fermo e pacioso, congelato in quella posizione pareva davvero rilassato.
E tutti giù a chiedersi perché e per come.
- Quel il fiume era sempre sembrato contento di scivolare verso il mare.
Edda tra tutti quelli, fu la meno esterrefatta, perché a far meravigliare un bambino ce ne vogliono di più belle, mica come questa di un fiume che si addormenta.
Non è normale che dopo tanto gioco si vada a nanna?
Non è corretto infilarsi sotto le coperte verso sera?
Ma a chi la volete raccontare voi grandi, il fiume dormiva perché era stanco.
- Chiamate il sindaco che saprà trovare una soluzione!
Qualcuno gridò tra quelle persone, e il sindaco non si attardò ad arrivare; constatò la situazione di "sta proprio fermo" e chiamò le guardie per farlo pungolare dalle lance; ma il fiume niente, e per tutta risposta si girò dall'altra parte, continuando a dormire della grossa.
Poi di nuovo:
- Chiamate il prete! Che se deve tirar le cuoia, almeno gli si dia l'estrema unzione.
E quando anche il prete fu lì, si constatò che non era necessario il sacramento: il fiume cominciò a russare.
Che russasse lo si intuiva dal gorgoglio ritmato delle bolle, che qua e là cominciarono a scoppiettare.
- Qui va a finire che mentre quello dorme, siamo noi che rimaniamo ritti tutta notte.
E il solito da dietro gridò:
- La banda del paese!
- Come?
- Chiamate la banda del paese, che quando io voglio dormire, loro se ne vanno in giro a far canzoni… e non si dorme… più.
- Bravo!
Applausi.
E tra fiati, corde e tamburi, si cominciò a far tutto il repertorio delle processioni.
Niente da fare, non lo volevano capire che non si fa così per risvegliare un fiume addormentato?
Edda che guardava la sua mano guerriera, fece un passo in avanti guadagnandosi la prima fila da buon soldato, e stringendo il palmo a cono disse agli altri:
- Dovete fare così!
Appoggiò le labbra a quell'improvvisata trombetta e soffiò dentro una ninna nanna all'incontrario.
Nei pressi dei suoi piedini, l'acqua prese il solito brio prima di ricadere di nuovo nel sonno.
- La piccola guerriera ha ragione! Serve una ninna nanna all'incontrario, ma il fiume è così vasto che servirà qualcosa di più di una sola mano.
Edda la grande guerriera, col dito indicò senza esitare verso il paese e a tutti fu chiaro il da farsi, perchè se una sola mano aveva potuto prendere una mosca al volo, tutte quelle centinaia avrebbero portato lì la tromba più grande: la torre della chiesa.
Come strumento si difendeva bene, con i suoi dieci metri di altezza, segata alla base e fatto un foro sulla punta del campanile, fu pronta ad amplificare la voce armonica di tutti quanti.
E la "annin" e la "annan" funzionarono entrambe per benino, tanto che all'alba - anche se a voi potrebbe parer normale - in tutta la valle risuonò quel canto.
Ora puoi andare verso il mare, il mulino può macinare, ci possiamo anche lavare e trovare tesori, possiamo ascoltare le parole tra le pietre, stare sotto alla cascata a prender al volo quella sola goccia che vogliamo prendere.
E da quel giorno il valore di Edda fu finalmente preso in considerazione, senza che si dovette sforzare neanche più di tanto a dar autorità alla propria versione.

sabato 9 giugno 2012

La storia stretta - (carte estratte: 16 20 19 - tiraggio di Antonella Z.)



Stretta è la cinghia, e stretta la morsa del carpentiere, poi venne stretta la mano tra le due famiglie: - L'accordo è preso! I nostri figli si andranno a maritare.
Si perché di storia stretta qui si parla, così stretta che per farla ancor più breve ve la voglio raccontar tutta d'un fiato.

Allora vado a cominciare.

Adalgisa i genitori, la cacciarono a viver nella casa più stretta che fu mai costruita, insieme a quel discreto partito lungo e stretto che si chiamava Aimone, anche lui costretto dai propri genitori. Così stretti dovevano stare, che quei due fecero un figlio per prossimità.
Il pargolo lì dentro proprio non ci stava, e si mise a volare per scappare, ma Adalgisa e Aimone ormai a loro volta genitori, per non farlo allontanare a cuor leggero, lo legarono con un piedino ad una cordicella lunga, lunga, lunga… e stretta.
Volò però lontano il bimbo gonfio, mentre i genitori con la mano dalla finestra gli lasciavan corda, ancora corda, sempre più corda; che dopo aver fatto uno, due e tre giri del mondo, quella si tese e tagliò il creato in due come fosse una mela, passando proprio in mezzo alla casa stretta.
Ah! che liberazione, quanto spazio fuori da quella maledetta e stretta.
Ma il mondo diviso a quel modo aveva preso a girare mezzo in un verso e mezzo nell'altro, come le lancette dell'orologio che solo una volta per giro si ritrovano; e così anche Adalgisa e Aimone sfiorandosi la mano una volta per rivoluzione, cercavan di rimettere insieme quello che loro malgrado ormai era stato tagliato.

Si lo so! questa storia non è più stretta, troppe parole.
Mi devo concentrare per farla più stretta.

Adalgisa e Aimone si ritrovarono a vivere in una casa stretta stretta, così vicini naso a naso che fecero per caso un bambino, che lì dentro non ci stava ma volava; gli allacciarono una cordicelle al piedino per farlo sentire libero quel tanto che basta, ma a forza di circumnavigare il globo legato in quel modo, il pargolo suo malgrado tagliò a metà la storia dei propri genitori.

Lo so avevo detto stretta, ma è difficile poi renderla comprensibile, ma ci provo.

Adalgisa e Aimone nella casa stretta, fecero un figlio volante, ci misero la corda al piedino e quello tagliò lo spazio tra i due genitori.

Così comincia ad esser stretta! Ancora un piccolo sforzo.

A e A tanto stretti, fecero un figlio che volava a tagliava.

Bella, bella! Così mi piace, ma ci voglio riprovare: ZAC!

Perfetta!
Vado in giro a raccontarla così, è essenziale e stretta stretta.
Signori e signori, vi narro la mia nuova novella: ZAC!
Applausi?
Niente!

E come dare torto a tutti quelli che mi sentono, che non possono capire per ristrettezza di parole, cos'è successo ad Adalgisa e Aimone nella loro vita troppo stretta.
Neanche Adalgisa e Aimone hanno capito bene cosa gli sia successo.